Viaggio in Israele 20-27 febbraio 2005.


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Partenza tragica (sveglia ore 4:30) per prendere il bus delle 5. La santissima Lu si sveglia anche lei e prepara la colazione ad un intontitissimo Lo. In realta' l'entusiasmo per un nuovo viaggio non si fara' attendere... Lo arriva trafelato alla stazione dove l'autobus per Linate sta gia' partendo! Il frenetico sbracciamento e la minaccia di gettarsi sotto il bus funziona e il pietoso autista fa salire Lo! Il volo e' tranquillo, ma l'Europa e' coperta. Per fortuna il fedele GPS permette di seguire la rotta, che stranamente passa molto piu' a nord della geodetica. Con 1004Km/h di ground speed, Lo batte il suo precedente record di 999! Infatti in men che non si dica si atterra a Tel Aviv. SUPERACTION! L'aereoporto e' nuovissimo ed e' molto bello: la struttura centrale e' una specie di coppa da cui piove una cascata al centro. E' molto luminoso e, come tutto Israele, pieno di simboli. Lo si imbatte subito nella paranoia (giustificata) degli Israeliani per la sicurezza. Infatti, DOPO che aveva gia passato il controllo passaporti (e aveva ritirato tutti i suoi documenti in fondo allo zaino) viene fermato da una poliziotta cicciona armata di uzi e interrogato sul perche' e' in Israele. L'esperienza americana e' utile: si puo' dire qualunque cosa riguardo alla conferenza scientifica, basta che non contenga la parola "nucleare", altrimenti sono guai! Infatti, Lo viene prontamente lasciato e raggiunge il luogo di incontro dove viene messo con altri congressisti su un pulmino che parte alla volta di Ein Bokek (o En Boqeq, a seconda della traslitterazione: che guaio, tranne i nomi piu' famosi, ogni localita' viene convertita in 10 modi diversi nel nostro alfabeto!!!) Il pulmino attraversa circa meta' Israele passando per la direttrice principale nord-sud. E' una normalissima autostrada (ma interrotta da semafori al posto dei cavalcavia) con traffico normalissimo, anche se e' buffo vedere delle Fiat mescolate con Buick e Chevrolet americane. La cosa che colpisce di piu' e' la quantita' di soldati giovani, tutti armati con lunghi fucili mitragliatori carichi (l'unica accortezza e' che il caricatore, pieno, viene tolto dal fucile e legato ad esso con un elastico!) Le installazioni militari abbondano e un paio di F16 ci svolazzano sopra allegramente. Altra cosa che colpisce sono i cartelli stradali che contengono nomi di sapore alternativamente biblico (Galilea, ecc) e CNN-esco (Gaza, ecc). Dopo la citta' di Arad (dove abita lo scrittore Amos Oz, di cui Lo sta leggendo un libro), la strada inizia a scendere scendere scendere. Ad un certo punto si passa (a meta' di una ripida discesa) un cartello che indica il livello del mare: blub blub! Infine l'altimetro del GPS si stabilizza attorno a -380 m sul livello del mare (cioe' a 380 SOTTO!) Chissa' gli altimetri degli F16 che quotidianamente passeranno a volo radente sull'albergo come vengono tarati?! Prima di arrivare passiamo un posto di blocco, dove in realta' i soldati sono molto rilassati e non ci considerano neanche. Ein Bokek (accento sulla e) si rivela un luogo allucinante, uscito dal peggiore incubo di un ambientalista: una serie di una dozzina di alberghi-colate-di-cemento (foto) e un centro commerciale, il tutto sparso alla rinfusa in mezzo a spiagge piene di tubature abbandonate, spazzatura e tracce di buldozer (foto). E' tutto molto circoscritto, per fortuna, come si scoprira' il giorno dopo alla luce del sole. Veniamo accolti all'albergo "Magic Nirvana club" (!!) da una guardia armata sia di mitra che di pistola, ma si spera siano solo per scena visto l'affollamento dell'albergo. Al check-in la segretaria della conferenza, la famosa Tsipi dice: "we have a long story of exchanges!", visto tutte le traversie che Lo le ha fatto passare con la carta di credito bloccata! Comunque e' simpatica e scoppia in una contagiosa risata. Il foglietto di spiegazioni che viene fornito con la chiave dell'albergo inizia con l'ubicazione della sinagoga. Solo DOPO vengono le spiegazioni della piscina, la spiaggia e altre amenita'. Viene anche offerta la "Shabbat key" per gli ebrei osservanti. Suppongo sia una chiave che apre la porta senza dover girare la maniglia, cosa che non si puo' fare di sabato: e' un lavoro e Dio ha decretato che sabato bisogna riposare!!! Vicino a uno degli ascensori c'e' un dettagliato cartello (foto) che spiega che si tratta di uno "Shabbat elevator": al sabato va automaticamente su e giu' fermandosi ad ogni piano. Altrimenti uno dovrebbe premere un pulsante per chiamare l'ascensore e questo e' un lavoro!!! Chissa' se il cartello si puo' leggere di sabato o se uno se lo deve studiare il giorno prima... Gli ebrei sono veramente un po' strani!! Lo collassa a letto e nel giro di un femtosecondo e' gia' nel mondo dei sogni. Il fatto che faccia buio alle 6 (siamo molto piu' a est, ma c'e' solo un'ora di fuso con l'Italia) rende tutti piu' propensi ad andare a letto presto. Esattamente l'opposto che in Spagna (che e' al capo opposto del Mediterraneo, ma ha solo un'ora di fuso in piu'). Il giorno dopo, a guardare dalla finestra, sembrerebbe molto afoso: c'e' molta foschia e non si vedono bene le montagne della Giordania dall'altra parte del mare-lago ad una trentina di km di distanza. In realta' il tempo e' gradevolissimo con temperatura e umidita' ideali. Addirittura un po' freddo per fare il bagno, come Lo scopre ben presto quando nella pausa pranzo si getta nel mar Morto. Dettagliati cartelli avvertono che l'albergo non e' responsabile se uno affoga, ma non si capisce bene come ci si possa riuscire: anche tenendo fuori dall'acqua entrambe le braccia, la testa rimane fuori! Non c'e' verso di nuotare a rana, perche' le gambe spuntano fuori da dietro. A stile libero si riesce a nuotare solo tenendo la testa verticale e i piedi in basso (esattamente il contrario di quello che bisognerebbe fare). Purtroppo non si puo' nuotare a lungo perche' c'e' il rischio di spruzzarsi l'acqua negli occhi ed e' dolorosissimo, come Lo scopre a sue spese! Il "mare" (in realta' e' un lago poco profondo) e' composto per il 30% di sali minerali. Se non sbaglio la percentuale di acqua nel corpo umano e' piu' elevata, e quindi si nuota in qualcosa di meno acquoso di noi stessi!! L'acqua non e' completamente trasparente, ma a guardarla attentamente sembra sia composta da un liquido filamentoso. Tutti i sassi e gli oggetti sulla riva sono coperti da uno strato di sale spesso a volte anche parecchi cm (foto). Alla sera arriva il compagno di stanza di Lo, che e' Tibor, uno slovacco che passa un sacco di tempo a letto a leggere, ma e' simpatico lo stesso. Ahime' ha un grosso difetto, che lui stesso si affretta a confessare: la notte russa!!! Aiuto! Lo passera' gran parte delle notti successive a gridargli dietro insulti affinche' si giri e taccia. La tecnica funziona e Lo e Tibor diventano grandi amici. Lui si diverte a fotografare con il suo telefono le ragazze in spiaggia e a mandare le foto alla sua ragazza per stuzzicarla... Alla sera Lo vuole esplorare un po' i dintorni e prende il pulmino dell'albergo per il centro commerciale nella speranza (del tutto vana) che ci sia attaccato un paesino. Niente! Non si capisce dove viva tutta la gente che lavora nei numerosi alberghi. Forse ad Arad? Ma e' molto lontano... boh, rimarra' un mistero. Il centro commerciale si rivela totalmente turistico, tale e quale penso siano a Rimini. Fa ridere che vendono le bustine di fango del mar morto cosi' uno si puo' infangare a casa (foto). Pare che anche Cleopatra mandasse i suoi schiavi fino qui per prendere il fango! Le scritte sono in ebreo, inglese e russo. Evidentemente e' un luogo molto frequentato dai russi (o ucraini?) Lo acquista una busta di fango e una crema di bellezza con ingredienti del mar morto. Quale dara' a Lucia e quale dara' a moster? Vedremo... Invece di aspettare il pulmino dell'albergo, Lo decide di tornare a piedi lungo la spiaggia e si imbatte in un'altra stranezza ebrea: la spiaggia per osservanti. Rigorosamente divisa maschi-femmine, con un cancello che isola i due settori e blocca la vista dall'esterno. Non si puo' ovviamente utilizzare di sabato. Il tutto e' spiegato in un dettagliato cartello (foto) purtroppo scritto quasi tutto in ebraico. Accanto all'albergo, un gruppo di arabi (probabilmente lavoranti dell'albergo) si diverte sulla spiaggia: auto con portiere aperte e autoradio 'a palla' su un canale di musica araba, carne che si abbrustolisce sul fuoco, e un enorme narghile' che viene usato a turno! In albergo tutti i vecchietti ascoltano rapiti uno spettacolo a dir poco demenziale in cui dei ragazzi vestiti di fucsia danzano al ritmo di musica dance e rap in ebraico! Lo resiste un microsecondo e scappa in stanza terrorizzato. La mattina dopo, dopo la prima sessione, gli organizzatori della conferenza hanno organizzato un "mud party". Tutti sulla spiaggia: c'e' un barile di fango a disposizione con annesso inserviente (dotato di un guanto bianco solo sulla mano destra) preposto a spalmare il fango sulla schiena delle persone. Lo coraggiosamente si fa avanti per primo: bisogna coprirsi completamente e aspettare che asciughi (foto). Naturalmente si alza, apposta per l'occasione, un vento gelido che farebbe venire voglia di avvolgersi in un piumone a leggere un libro davanti a un caminetto acceso e non a girare come pagliacci per la spiaggia seminudi e coperti di terra. Una volta che il fango e' asciutto, bisogna lanciarsi nel "mare" per farlo venire via. E' buffo vedere questi illustri accademici che si coprono di melma!! (foto) Dopo il bagno, c'e' un po' di tempo prima della sessione pomeridiana, quindi Lo decide di farsi un giro nel deserto al posto del pranzo. Come previsto, appena ci si allontana di un quarto d'ora dalla strada, la natura selvaggia ha il sopravvento (foto). Il deserto e' bellissimo, ma e' una pietraia unica che non agevola il passo. Il fatto che si tratta soprattutto di roccia vulcanica mettera' a dura prova gli scarponi che ne usciranno piuttosto malconci. Lo cammina di buon passo, e grazie all'esperienza alpina, riesce ad intuire un sentiero che gli permette di oltrepassare una bastionata piuttosto ripida. Nel giro di un'oretta e mezza di dura arrampicata arriva alla spropositata quota di 80 metri sul livello del mare. Fortunatamente ha con se le bombole di ossigeno, perche' l'aria e' qui veramente rarefatta. Il panorama vale sicuramente la dura camminata sotto il sole di mezzogiorno. Dall'altra parte dell'alta bastionata c'e' un immenso pianoro desolatissimo (foto). Lo si affretta ora giu', perche' altrimenti rischia di arrivare in ritardo, ma sbaglia strada e si ritrova nel fondo di un wadi, cioe' un fiume in secca che improvvisamente diventa un torrente impetuoso se piove. Per fortuna non c'e' una nuvola in cielo e Lo arriva sano e salvo e in tempo, anche se deve passare in stanza a prendere una maglietta asciutta! Il mattino dopo Lo ha il suo talk: si mette la camicia nuova comprata appositamente e i pantaloni regalati da Lucia: sembra quasi una persona seria. Quindi si fa un autoscatto sulla spiaggia davanti all'albergo (foto). Al pomeriggio si parte alla volta di Masada (leggi Metzada') che e' una fortezza poco distante dove, nel 77 d.C. gli Zeloti assediati si ammazzarono tutti piuttosto che finire schiavi dei romani. La fortezza e' impressionante: e' su un altopiano con le pareti a picco (foto) e sembra veramente inespugnabile. C'e' la funivia per salire, ma Lo (unico pazzo tra tutti i congressisti) decide di farsela a piedi sotto un sole a picco. La camminata vale la pena e si apprezza di piu' la gita, anche se si arriva in cima completamente fradici di sudore (foto). La fortezza e' preservata sorprendentemente bene. Praticamente dopo che i romani la distrussero non e' stata mai piu' utilizzata e il clima desertico ha conservato tutto. Alcuni muri sono stati ricostruiti un po', ma ovunque c'e' una linea nera (foto), che delimita la parte ricostruita (sopra) da quella originale (sotto). La guida e' una persona molto entusiasta e si vede che gli Israeliani sono molto orgogliosi della storia di questa fortezza. Gli Zeloti sono considerati i primi patrioti e i militari Israeliani vengono qui a prestare il loro giuramento. La storia e' la seguente. L'ultimo baluardo della rivolta degli ebrei (quella culminata nella distruzione del tempio di Gerusalemme) era questa fortezza costruita anni prima da Erode come rifugio nel caso le cose si mettessero male. Visto che era ricchissimo si costrui' una fortezza dotata di tutti i confort, ma inespugnabile (o quasi). Ci sono pure le terme con la sauna e la piscina (anche se siamo in mezzo al deserto!!) Mille Zeloti fronteggiarono un esercito di 15000 romani. Questi, alla fine, furono costretti a costruire un immenso terrapieno, veramente impressionante (foto), per poter arrivare fino alle mura della citta' in cima allo sperone di roccia. Una sera riuscirono a sfondare le mura della citta' e si ritirarono per poter dare l'assalto finale il giorno dopo. Gli Zeloti, visto che ormai tutto era chiaramente perduto, piuttosto che finire come schiavi imperiali (5 anni di vita per gli uomini e forzata prostituzione per i militari per le donne) decisero di uccidersi tutti dal primo all'ultimo. Scrissero i propri nomi su dei cocci (che sono stati ritrovati recentemente sotto le macerie!) e sorteggiarono 10 persone che ammazzarono tutti gli altri. Poi un ultimo ammazzo' gli altri 9 e si uccise lanciandosi sulla spada dopo aver dato fuoco alla fortezza. I romani rimasero con un pugno di mosche in mano! I romani qui fanno la parte dei "bad guys" e Lo prudentemente tace sulle sue ascendenze!! Dall'alto si vedono chiaramente i segni di tutti i vari accampamenti romani nella piana (foto). Si scende da Masada lungo il terrapieno costruito dai romani, che e' rinforzato con tronchi d'albero tagliati quasi 2000 anni fa, ma perfettamente conservati grazie al clima desertico (foto). Il congressista giapponese si infervora tutto: attenzione! sta per fare una domanda molto rilevante!! Tutto concitato, balbetta in quello che i giapponesi fanno passare per inglese, "ma i romani dove hanno preso i sassi per costruire il terrapieno, visto che qui non ce n'e'?" La guida rimane, per la prima volta in due ore, senza parole e a bocca aperta. Alla fine spiega pazientemente che tutto il deserto e' fatto di sassi, cosa peraltro perfettamente evidente, ma non al giapponese chiaramente. In fondo al terrapieno si va a visitare le enormi cisterne d'acqua (foto) che si riempivano in quei pochissimi giorni all'anno in cui i wadi si gonfiavano. Il sistema di acquedotti e' ingegnosissimo ed e' chiaro che, pure in mezzo al deserto, non mancava l'acqua (come testimoniano piscina e terme). Dopo Masada si risale sui bus e si va verso un villaggio beduino. Purtroppo e' molto turistico, ma dietro la patina messa a beneficio del turista si intuisce qualcosa di questo fiero popolo. Il parcheggio del villaggio e' diviso in parti uguali: a destra le auto e a sinistra i cammelli. Lo si fa fare da Tibor una foto accanto al cammello (foto): chi dei due e' il cammello? Nel frattempo, alle nostre spalle, c'e' un tramonto spettacolare nel deserto (foto). I beduini ci accolgono in una tenda facendoci bere il te' e il caffe'. L'unico beduino che parla inglese ci spiega i loro usi e costumi e la loro tradizionale ospitalita'. Poi si va in un'altra stanza a mangiare. La cena non e' propriamente beduina, visto che ci sono a tavola due bottiglie di vino. Il cibo e' veramente ottimo, ma il vino no: gli Israeliani in questo proprio non ci sanno fare. Lo si ingozza di humus e pita bread, fantastico! Dopo la cena arriva una specie di banda che suona solo tamburi. Anche qui c'e' una specie di mescolanza perche' dicono che faranno canzoni nordafricane e quindi non c'entra molto con i beduini. Per concludere la confusione etnica, arriva anche una danzatrice del ventre (foto), che pure non ha molto a che fare con la tradizione beduina... Comunque lei sembra divertirsi un sacco senza curarsi del fatto che e' piuttosto cicciona per essere una danzatrice del ventre!! Alcuni congressisti (compreso Tibor) sono in estasi! Lui si giustifichera' dopo dicendo che anche la sua fidanzata fa la danzatrice del ventre. Una danzatrice del ventre slovacca? Boh!! Dopo un po' i tamburi iniziano a rompere, e Lo decide di farsi una passeggiata nel deserto: in lontananza si vedono delle luci. Probabilmente il vero villaggio dei beduini, anche se ci sono dei container abitati anche qui. Dietro il recinto dei cammelli c'e' un misterioso macchinario (foto) che sembra avere come unico scopo quello di scavare l'interno dei tronchi di palma... Per tornare in albergo alla sera, passiamo per il centro di Arad. Deve essere una citta' veramente noiosa! Non sembra esserci nulla a parte case e qualche negozio... C'e' molta gente in giro, ma non si capisce cosa fanno. Il giorno dopo alla pausa pranzo, Lo decide di andare di corsa fino in Giordania: davanti all'albergo c'e' una specie di strada che taglia il mare (che non e' mai piu' profondo di 6-7m) e sembra arrivare fino dall'altra parte. La strada vicino a riva e' fatta di terra, ma piu' in la' e' costituita puramente da sale, e quindi e' molto sconnessa e con fondo rigido... Non e' certo il terreno ideale per la corsa!! Ciononostante Lo corre per una buona mezz'ora sotto il sole a picco, finche' si potrebbe cuocere un uovo sulla sua calotta cranica che fortunatamente ha solo scopo ornamentale e non contiene nulla. Nonostante i suoi sforzi eroici non arriva neanche a meta' strada per la Giordania! Non sembrava cosi' lontana... E' ora di tornare, altrimenti le sue ossa biancheggeranno in eterno e soprattutto si rischia di perdere la sessione pomeridiana. Il giorno dopo Lo fa la foto di rito al GPS poggiato a livello del mare (-390m di altitudine e 70Km a sud di Gerusalemme). Poi parte di buon mattino con il bus per Gerusalemme. L'autista e' un pazzo scatenato e lancia l'autobus piuttosto scassato in azzardatissimi sorpassi di autotreni. E' vero che e' un deserto, ma di curve ce ne sono!! Il bus si ferma anche a Masada dove salgono un gruppetto di giovanissime ragazzine, tutte carine e profumate che cantano, chiacchierano e telefonano come normalissime teenagers, peccato che ognuna di loro ha un fucile mitragliatore (carico) piu' alto di loro! (foto) Sono dell'esercito e probabilmente sono andate a Masada in "pellegrinaggio" o forse di corve'. In breve dormono tutte della grossa. Il bus entra nei territori occupati, passando un checkpoint. Si passa vicino ad un insediamento completamente circondato dal filo spinato: sembra un campo di concentramento! Lungo la strada ci sono dei lavori, ma il vigile che dirige il traffico ha un mitragliatore che sembra un cannone. Ci si ferma al kibbutz di Ein Gedi: completamente circondato dal filo spinato e con guardie armate. Pero' l'atmosfera e' sempre molto rilassata e le guardie non sembrano mai troppo convinte. Non c'e' quell'aria oppressiva che talvolta si respira in america. Si vede che qui sono molto piu' pratici. Colpisce il fatto che sembra ci sia un sacco di spazio libero e non si capisce dove sia il problema di convivenza. Non certo la mancanza di spazio!! Forse pero' in mezzo al deserto, non tutti i luoghi vanno bene e di luoghi buoni ce ne sono pochi? Boh! Dopo un po' lungo la strada appaiono delle bidonville palestinesi con arabi vestiti da arabi, asini e cammelli. Saranno tutti cosi' i villaggi palestinesi? Oppure ce ne sono di simili a Ein Gedi? Dopo un po' si arriva a Gerusalemme, dove entriamo senza neanche rallentare al check point. Si scende alla "central bus station" e, cosa mai vista, si deve fare un controllo di sicurezza stile aereoporto per entrare in una citta'!! Anche qui l'atmosfera e' molto da svacco e non c'e' quell'aria pesante che si crea subito in america in situazioni del genere. Comunque un terrorista potrebbe entrare facilmente: basta che si vesta da militare. Ovviamente i militari non devono passare il metal-detector: del resto sarebbe piuttosto buffo: "scusi puo' mettere il suo M16 sul nastro trasportatore? Metta le chiavi, le monete e i pugnali in questo vassoio. Questo grappolo di bombe a mano e' suo o le e' stato consegnato da qualcuno?" Spero che almeno verifichino l'identita' dei soldati in qualche modo... La stazione dei bus e' un centro commerciale stile americano, con tanti negozi e tanti fast-food, ma tutti rigorosamente Kosher. C'e' molta gente. Lo esce in strada e si perde immediatamente, ma il GPS segna sicuro la strada e effettivamente ci azzecca. La guida segna Yafo street, ma la strada si chiama Jaffa! Lo si dirige verso il centro, ma quando vede un mercato, fa una deviazione per saggiare il luogo. All'ingresso c'e' una poliziotta che dovrebbe perquisire tutte le borse della spesa e le viene una sincope quando vede l'enorme zaino di Lo. Per fortuna si accontenta di guardare il passaporto. Italiano=cattolico=neutrale: passi pure. La piacevole sorpresa e' che gli italiani sono (in genere) rispettati e apprezzati sia dagli arabi che dagli ebrei. Il mercato e' troppo affollato e non particolarmente interessante, anche se ci sono oggetti strani in vendita. Lo esce e si dirige di buon passo alla citta' vecchia. In breve si trova davanti a imponenti mura medievaleggianti che segnano il confine con la citta' vecchia. La pensione Casa Nova, gestita dai frati francescani per i pellegrini si rivela un ottimo compromesso, visto che e' molto pulita e (relativamente) economica. Purtroppo si sperava in una atmosfera piu' da ostello, ma si rivela popolata soprattutto da preti e signore di una certa eta' in pellegrinaggio. Cio' non toglie che la mattina dopo Lo riesca a fare amicizia con una suora filippina che e' molto orgogliosa del fatto che le Filippine sono un paese piu' cattolico dell'Italia. E' molto simpatica e lavora a Bethlem. Lo molla lo zaino e si addentra nella citta'. E' solo mezzogiorno e l'idea e' quella di "vivere il posto" semplicemente girando senza meta. Per sicurezza si segna la posizione dell'ostello con il GPS per ritrovare la strada, ma questo non sara' necessario: nonostante il dedalo di viuzze labirintiche, non e' difficile girare per la citta' e presto i punti di riferimento diventano ovvi. Lo si addentra nel bazar e scopre con disappunto che e' molto turistico, ma questa e' solo la superficie, piu' ci si addentra (e si puo' andare MOLTO lontano) e piu' si perde la patina turistica finche' Lo si ritrova il solo occidentale in mezzo agli arabi che vendono di tutto: violini in plastica, rubinetti, latte di detersivo, mazzi di fiori di camomilla (?), spezie coloratissime (foto), verdure di ogni sorta, pane e dolci. Non ci sono stranamente animali vivi: forse nella citta' vecchia non c'e' il posto materiale dove tenerli. La globalizzazione, comunque, e' arrivata anche qui e ci sono parecchi internet point compreso l'"Ali baba internet cafe" (foto). Chissa' se e' vietato ai mussulmani usare internet? Dal numero di postazioni non sembrerebbe: chiaramente i capi della comunita' religiosa mussulmana non si sono resi conto del pericolo di contaminazione culturale che vanno correndo lasciandovi libero accesso!! Oppure sono piu' illuminati di quanto i nostri pregiudizi fanno supporre? In ogni caso non sembra pericoloso per un occidentale aggirarsi per il bazar: forse il corano vieta il furto nel modo piu' assoluto e quindi Lo si sente sicuro. E' divertente girare per le viuzze cercando di evitare le zone turistiche. Queste si riconoscono dai negozi che vendono mercanzia destinata a occidentali e per il fatto che i mercanti le studiano tutte per attirarti nel negozio: "che nazionalita'sei? Sei italiano quindi sei a favore della liberazione della palestina quindi vieni a vedere il mio negozio" (il nesso logico sfugge...) oppure "Hai bisogno di aiuto? Ti offro una scacchiera intagliata!" (sicuramente e' cio' di cui ho massimamente bisogno ora!). Lo impara ben presto a distinguere i negozi per turisti e a tirare diritto senza neanche volgere uno sguardo all'interno, altrimenti guai! Infatti, alla fine, se ne andra' da Gerusalemme senza avere la piu' pallida idea di cosa si venda li'. I negozi per locali, invece, sono molto pittoreschi: tonnellate di merci assortite sono stipate in locali microscopici e sono tutte rigorosamente senza prezzo: l'arte della compra-vendita e' piu' sviluppata che a Napoli e si vedono veri e propri litigi sul prezzo di un oggetto, ma alla fine entrambe le parti sembrano soddisfatte!! E' molto buffo il bar in versione bazar: tutti in fila con davanti uno sgabellino con il caffe' in un bicchiere di vetro e a fianco un enorme narghile' da cui prendono ampie boccate (foto). Lo incontra una coppia di arabi: lui ha il copricapo arabo in testa e lei e' tutta agghindata e porta un sacco in bilico sul capo. Lo chiede gentilemente se puo' fotografarli e loro si mettono volentieri in posa (foto), ma purtroppo lei si toglie il sacco dalla testa. Scambiano quattro chiacchiere, e lui conosce anche qualche parola di italiano! Il lungo girovagare fa capire che la citta' vecchia (nonostante sia stata conquistata dagli israeliani quasi 40 anni fa, nel 67) e' decisamente una citta' araba. Il quartiere arabo e' vivo e vibrante, sporco e pieno di gente e di bambini vocianti, mentre il quartiere ebreo e' nuovo, asettico e con (relativamente) poca gente impettita che gira e pochi negozi. Anche se non c'e' un vero confine, la demarcazione e' nettissima: ad un certo punto finiscono i negozietti e la folla e inizia un moderno quartiere residenziale. In tutta la citta' i nomi delle vie sono sempre in tre scritte: ebraico, arabo e inglese, ma nel quartiere ebreo o sono solo in ebraico e inglese, oppure le scritte arabe vengono cancellate (foto). Per contro, nel profondo del quartiere mussulmano abbondano le scritte arabe sui muri e i manifesti di Arafat e Abu Mazen (foto). Chissa' se la situazione per gli arabi era migliore prima? Come spieghera' la guida turistica durante la visita al parlamento israeliano, gli arabi non israeliani (cioe' quelli che hanno solo il passaporto giordano o di altri stati) godono di una certa indipendenza dal governo centrale e sono, ad esempio, liberi di organizzare e gestire le scuole per i propri figli. La situazione non sembra che a loro piaccia e Lo nota, con crescente disagio, che nel profondo del quartiere arabo molti arabi sputano al suo passaggio. E' una abitudine araba di sputare molto, oppure e' un segno di disprezzo per un occidentale che osa passare nel loro territorio? Il loro disprezzo (se di tale sentimento si tratta) e' anche comprensibile e mi rendo conto che probabilmente al loro posto mi comporterei esattamente allo stesso modo. La spianata della moschea e' delimitata da una serie di portoni verdi a guardia dei quali ci sono i poliziotti israeliani che spiegano pazientemente che l'accesso e' riservato ai mussulmani (il pubblico solo la domenica mattina dalle 730 alle 1030) e fermano Lo invariabilmente sempre. Si vede che non ha la faccia da mussulmano e del resto, a guardare la gente che lo circonda, questo e' piuttosto evidente! Di mussulmani che entrano ed escono ce n'e' a fiotti, attirati anche dalle voci dei muezzin amplificate per tutta la citta', non solo da appositi altoparlanti, ma anche dalle radio di alcuni negozianti. I quartieri arabi sono sempre stracolmi di simpatici bambini vocianti che giocano per lo piu' a palla o con le biglie. Lo diventa un effimero eroe recuperando un pallone da basket mezzo sgonfio che si era incastrato in un anfratto troppo in alto per i bimbi. Ad un certo punto si trova attorniato da una folla di bimbi allegri e vocianti che gli tirano le maniche e i pantaloni: che vorranno? Chiaramente non stanno chiedendo l'elemosina (perche' il gesto della mano a coppa e' universale ed inequivocabile). Forse vogliono giocare o piu' probabilmente si stanno prendendo gioco di lui! Comunque sono cosi' allegri che anche Lo si fa contagiare dall'ilarita' generale, anche se probabilmente e' diretta alla sua persona. Si prende anche un paio di calci negli stinchi da un bimbo un po' piu' agitato degli altri, ma non sembra che lo faccia con cattiveria. A furia di girovagare, Lo si trova davanti ad un tunnel con guardie armate di uzi e metal-detector. E' chiaramente l'accesso al muro del pianto. Dopo un rapido check, Lo si ritrova in un altro mondo: proiettato dal bazar arabo vociante, claustrofobico e colorato ad un asettica spianata luminosa, popolata solo da gente impettita in abito e cappello nero (foto). Che contrasto!! Chissa' se questa divisione c'era gia' nella gerusalemme vecchia. In questo caso non si capisce perche' i giordani non permettevano agli ebrei di avvicinarsi al muro. Sembrerebbe che il muro del pianto sia completamente scollegato dal quartiere arabo e dai loro luoghi santi (le moschee principali si trovano sulla spianata in cima al muro). Mi sembra che lo spazio per una convivenza pacifica, sebbene ravvicinata, ci sia. Puo' essere che, in realta', prima della conquista di Gerusalemme la situazione fosse molto diversa, ma e' chiaro che gli arabi forse avrebbero evitato tale evento se fossero stati un po' piu' aperti e avessero permesso l'accesso a quel luogo, che e' il piu' sacro per gli ebrei. Lo si avvicina cauto, rendendosi conto di essere praticamente l'unico turista e non volendo mancare di rispetto al luogo piu' sacro per gli ebrei. Naturalmente, invece, commette subito un terribile sacrilegio, perche' si aggira ovunque a capo scoperto, senza accorgersi che e' vietatissimo e che c'e' un fustino pieno di kippah (i copricapi ebrei) di cartone che la gente sprovvista dovrebbe usare. Certo che aiuterebbe se scrivessero un cartello in inglese, spiegando tale faccenda o se anche mettessero un logo con il berrettino. In ogni caso e' curioso osservare come pregano gli ebrei: molti ondeggiano avanti e indietro esattamente come fanno gli autistici quando sono felici. Alcuni hanno la variante di ondeggiare piegandosi da un lato in fondo all'inchino. Sono tutti molto compiti e il muro prosegue anche sotto un arco in una specie di tunnel dove la gente prega o studia la bibbia. Si capisce perche' lo chiamano il muro del pianto visto che la cacofonia di tutte le preghiere ascoltate collettivamente ricorda effettivamente un lamento. Tutti sono rigorosamente in giacca nera e kippah oppure largo cappello nero oppure largo colbacco. Le donne hanno una sezione di muro alla destra e le due sezioni sono separate da un cancello. A occhio e croce la parte destinata agli uomini e' almeno il doppio di quella destinata alle donne. E' una misura pratica dovuta al fatto che i rabbini sono tutti uomini, oppure e' il riflesso di una cultura dove la donna e' subordinata? Boh! Le donne pure sono a capo coperto con scialli oppure con reti nere che gli avvolgono la capigliatura. Alla fine della preghiera, bisogna scrivere qualcosa su un foglietto e infilarlo in una fessura. Le fessure sono talmente stipate di foglietti, che spesso ci si mette parecchio a incastrare il proprio foglietto da qualche parte! Qualcuno, disperato, ha perfino attaccato il suo foglio ad un cespuglio (foto). Lo riprende il suo peregrinare e si ritrova in un antico mercato bizantino (foto). A parte il colonnato, i negozietti coperti da un arco non sono molto diversi da quelli del bazar odierno. Poco distante c'e' un negozio ebreo che offre di scrivere il nome del cliente e il suo versetto biblico preferito su una pergamena. Poco piu' avanti ci deve essere l'ospedale, ma ovviamente non c'e' spazio per far girare un'ambulanza nei vicoli e quindi si usa una vespa con tanto di sirena (foto). Probabilmente la barelliera e' Mary Poppins per poter fare entrare il malato nel microscopico baule!! Lo capita alfine davanti alla chiesa del santo sepolcro e decide di fare un rapido giro, anche se il pellegrinaggio ai luoghi santi era programmato per il giorno dopo. Effettivamente fa bene perche' c'e' poca gente, mentre l'indomani trovera' una fila colossale. L'impressione e' sconvolgente. Nonostante tutte le magnifiche basiliche e cattedrali piene di meravigliose opere d'arte con cui la tradizione cristiana ha saputo onorare i propri luoghi sacri, il luogo piu' sacro di tutti e' in una chiesa orripilante, assillante di oggetti e candele, e sporca e cadente in modo inverosimile. Anche il sepolcro di Gesu' e' molto deludente. Uno si aspetterebbe come simbologia qualcosa di aperto e vuoto. In realta' e' una cappelletta (in mezzo al cupolone) chiusa, microscopica e claustrofobica. E' talmente opprimente e piena di candele (foto) che non c'e' neanche lo spazio per fare una foto, tanto che Lo inizia a dubitare che sia il sepolcro di Gesu'. Questo viene, pero', confermato da un frate francescano che passa li' davanti a cui Lo si rivolge in italiano, visto che egli dice di conoscere l'italiano meglio dell'inglese. La cappelletta ha un ingresso molto basso, studiato apposta perche' uno si debba inchinare entrando, ma Lo (naturalmente) non ha capito niente inizialmente e NON esce in retromarcia, come sarebbe appropriato. Esce invece guardando l'esterno e quindi mostra il sedere al santo sepolcro. La punizione divina non si fa attendere, e batte una clamorosissima zuccata su una delle involute di marmo che circondano l'accesso! OUCH!! La solidita' della basilica e' gravemente minata dal contatto con la capoccia di durezza 100 della scala mos. La cappellina ha un'anticamera dove c'e' un sassetto su una specie di altarino. Suppongo sia cio' che rimane del sasso che chiudeva il sepolcro ed era rotolato via. Probabilmente e' stato cannibbalizzato dai cacciatori di reliquie, perche' ne rimane veramente poco e ora e' protetto da una lastra di vetro. Fuori dalla cappelletta c'e' la roccia dove Gesu' e' stato posato dopo essere stato tirato giu' dalla croce. Anche questa e' piena di candele (foto), ma almeno la sensazione e' un po' meno claustrofobica e dietro c'e' un luminoso mosaico dorato che spiega di cosa si tratta. I pellegrini si sdraiano e baciano la roccia. Al contrario dei luoghi sacri ebrei e mussulmani, questo e' popolato da molti turisti e pochi pellegrini. Sara' un indice della decadenza della religione cristiana? Piu' semplicemente, sara' dovuto al fatto che siamo in uno stato ebraico, in una citta' araba. La confusione e il senso di oppressione non invitano certo alla spiritualita', ciononostante molti pellegrini e anche molti turisti sono visibilmente commossi a trovarsi in tale luogo. Lo decide di rimandare la visita al luogo della crocifissione all'indomani (e' in cima ad una scala che parte a fianco della roccia dove Gesu' era stato deposto) e prosegue il suo giro per Gerusalemme. Si ritrova nuovamente nel bazar e esce dalle mura passando per il "damascus gate". A parte il fatto che si vendono orologi, mitra in plastica e mutande, tutto fa supporre che tale luogo sia sostanzialmente rimasto uguale per millenni: un vociante mercato arabo popolato da beduini, soldati, matrone e mendicanti. Fuori siamo nel quartiere arabo della gerusalemme moderna, quella parte che fino al 67 apparteneva alla Giordania. Lo si ritrova davanti al giardino sacro che e' la versione dei protestanti del Golgotha. Evidentemente sono arrivati troppo tardi per potersi accaparrare qualcosa nella basilica del santo sepolcro, gia' contesa e divisa tra le varie denominazioni della fede cristiana, e quindi hanno deciso di trovarsi un altro Golgotha! Devo dire che il loro sepolcro e' molto piu' convincente, cosi' come la loro collina, che effettivamente ricorda un teschio con occhi, naso e bocca (foto). Il lussureggiante giardino invita un po' piu' alla meditazione e alla riflessione, peccato che sia proprio a fianco alla stazione degli autobus arabi e arriva un gran vociare, rombare di motori e sirene della retromarcia dei pullman. Il Golgotha-protestante confina con il parcheggio dei bus! Il loro sepolcro e' esattamente come ci si aspetterebbe il sepolcro di Gesu' con il solco per la pietra che rotola e il cuscino in pietra per la testa di Gesu' (foto). Naturalmente non c'e' nessun fondamento storico, ma si vede che ci tengono molto a far capire che e' tutto verosimile, con tanto di dichiarazione di una eminente archeologa che data la tomba al primo secolo d.C. (Gesu' e' morto a 100 anni?). C'e' anche la citazione evangelica del fatto che la tomba si trovava in un orto e un cartello che indica che li' vicino c'e' un antico tornio per l'uva e una cisterna che testimoniano che questo era un orto 2000 anni fa. E' pieno di comitive di cristiani protestanti americani che sembrano usciti da una caricatura: gli uomini con le bretelle nere e folte barbe, le donne con gonne e cuffietta bianca (foto). All'uscita Lo fa un rapido giro per la stazione, dove scassatissimi bus vengono presi d'assalto da stuoli di arabi che tornano nel west bank dopo un proficuo giorno al mercato (foto). Il quartiere intorno e' piuttosto squallido e Lo si dirige nuovamente verso il centro. E' ormai venerdi' sera e inizia lo Shabbat. La citta' si ferma totalmente. Non c'e' neanche piu' un negozio aperto e il traffico e' praticamente nullo (foto). L'unico posto aperto e' un Mc-Donalds (piuttosto si muore di fame!) Per fortuna, poco piu' avanti c'e' anche un negozietto 24h dove Lo si compra un vero bagel (quelli originali, non le imitazioni americane) e un pacco di biscotti americani molto buoni, che pero' sono introvabili in Italia. Lo va in visita alla sinagoga principale di Gerusalemme. Si aspetta di non essere lasciato entrare, ma in realta' gli ebrei sono piu' accoglienti degli arabi. L'unica richiesta (piuttosto ragionevole, direi!) e' che lasci la macchina foto e il telefono dalla security all'ingresso. Gli viene anche consegnata una kippah presa da un secchio pieno, tenute li' appositamente per i visitatori. L'atmosfera sembra piu' rilassata delle nostre messe: i rabbini che cantano e pregano, mentre meta' dell'audience (rigorosamente divisa maschi-femmine) sembra assorta nei propri pensieri o nelle proprie personali preghiere. Un paio di persone in fondo chiacchierano tranquillamente. La sinagoga e' piena di dediche a persone che hanno dato soldi. Dalle Torah accatastate vicino all'ingresso (dove l'unica scritta nel nostro alfabeto riguarda la famiglia che le ha donate), alle scritte dei benefattori incisi sul marmo dell'ingresso. La struttura ricorda piu' un teatro che un luogo di culto: pavimenti di marmo, vetrine di memorabilia, platea per gli uomini e piccionaia per le donne. I rabbini sul palcoscenico. Dopo un rapido giro per il centro deserto e lungo le mura rischiarate dal chiaro di luna (foto), Lo rientra stremato all'ostello. Ha camminato praticamente ininterrottamente dalle 10 della mattina alle 9 di sera! La doccia e' gelata, ma il letto comodo e pulito! La mattina alle 5 attacca il muezzin di quartiere e alle 6 le campane della chiesa, che non la smettono piu' di suonare!! ARGH! Fanno a gara nell'essere piu' ossessionanti! Lo si sforza di stare a letto almeno fino alle 8 perche' anche oggi sara' una giornata dura! Di nuovo in giro per il quartiere arabo, trova un beduino che trascina un asino con le taniche (foto). Gli chiede gentilmente di fargli la foto e scambiano quattro chiacchiere. Anche lui parla un po' di Italiano e chiede dei soldi per la foto. Lo ha solo una moneta da 10 (ca. 2 euro) che lui intasca sorridendo (e ci credo!!!). E' molto simpatico e fa finta che le taniche siano piene di petrolio, ma naturalmente sara' gasolio o benzina. Lo decide di seguire la via crucis. Parte dal Lions gate, che e' la porta di fronte al monte degli ulivi. Li' vicino lungo la strada ci sono delle pietre che facevano parte della pavimentazione stradale originale gia' ai tempi di Gesu'. Questo e' forse l'unico posto in cui Gesu' e' veramente stato (sicuramente avra' calcato queste pietre), mentre tutti gli altri luoghi sacri sono naturalmente solo simbolici. Infatti Lo si fa un autoscatto mentre cammina su tali pietre (foto). Siamo in pieno quartiere arabo, ma c'e' la splendida cattedrale romanica costruita dai templari accanto alla piscina di Bethseda, dove Gesu' aveva guarito un handicappato. Finalmente un luogo tranquillo che invita alla riflessione e alla meditazione. Anche se, sorprendentemente, dalla chiesa si alzano urla disumane. Lo scopre che in realta' si tratta di una pellegrina che, trascinata dall'entusiasmo, si era messa a cantare applaudita dai presenti. Come specifica il cartello all'ingresso della chiesa, cio' e' permesso, in quanto e' un luogo destinato "al canto e alla preghiera". La piscina, una serie di impianti termali risalenti ai tempi dei romani, e' molto suggestiva e lo passeggia tranquillamente in meditazione tra archi e cisterne in rovina. La foto di fronte alla piscina del paralitico e' d'obbligo. Chissa' che non gli si guarisca la paralisi al cervello? Salutato da un prete francese, Lo si avvia alla via crucis. Arrivando al luogo in cui Gesu' fu flagellato, appositamente indicato da un cartello (foto). La via crucis e' un po' deludente dal punto di vista spirituale, visto che per la maggior parte si snoda in mezzo a un vociante mercato arabo. Oltretutto molte delle stazioni sono indicate da un semplice numero su un muro, senza un quadro o una cappella che ne spieghi il significato. Quelli un po' a digiuno di religione, come il nostro eroe, si trovano un po' in difficolta' (chi, tranne un vescovo, conosce a memoria tutte le stazioni della via crucis?). Lo si fa fare una foto da un arabo gentile in atto di presentarsi al popolo: ecce homo, infatti si tratta dell'"ecce homo arc" dove Gesu' viene presentato al popolo vociante (foto). Poco piu' avanti c'e' la cappella che segna il luogo del processo a Gesu'. Sui sassi del pavimento ci sono ancora tracciati i segni dei giochi dei soldati romani (foto). Piu' in la' c'e' anche la prigione sotterranea di Barabba (foto). La via crucis si snoda labirinticamente (foto) in mezzo al bazar (dove c'e' anche un "4th station souvenir shop" di fronte alla quarta stazione). Essa termina nella chiesa del santo sepolcro e Lo si arrampica sulla stretta scaletta che porta in cima al Golgotha: la furia idolatra e' tale e tanta che la montagnetta e' stata completamente coperta dalla chiesa: si intravede (protetta da una vetrata) solo la punta della collina (foto), ma c'e' un foro (foto) da cui le persone possono (addirittura) toccare la montagna! Ovviamente il foro e' sotto a un altare in modo che bisogna necessariamente inchinarsi per potersi avvicinare. L'altare e' in stile cristiano ortodosso e il crocifisso (anzi "IL" crocifisso) e' piuttosto pesantemente incrostato di argento e quasi nascosto da centinaia di candele appese. Anche qui il pensiero va ai bellissimi ed essenziali crocifissi di Giotto. Nonostante tutto, la gente e' visibilmente commossa e sfila una teoria continua di persone di tutte le razze e nazionalita': dai filippini agli ucraini. Anche Lo alla fine si astrae dall'atmosfera della chiesa e rivolge un pensiero a quella persona straordinaria che quasi 2000 anni fa seppe essere coerente con i propri sogni e le proprie idee fino a morire per esse, cambiando cosi' il corso della storia dell'umanita'. Infatti, e' innegabile che tutta la civilta' occidentale e' stata pesantemente influenzata (se non direttamente figlia) delle idee cristiane. Sotto al Golgotha c'e' un altare di fronte ad una crepa che sembra nascere dalla croce (foto). Che significato avra'? Il pensiero corre spesso a Mina, con la sua religiosita' un po' ingenua delle battaglie con la scopa contro il diavolo e di tutti i suoi aneddoti religiosi. Qui, con tutte queste reliquie, probabilmente si sarebbe sentita in un paradiso in terra!! Fuori dalla chiesa, seguendo il suggerimento della guida, Lo si arrampica in cima al campanile della brutta chiesa protestante. La scalata e' lunghissima e a meta' c'e' una persona vestita da supertruzzo con camicia hawayana aperta e catena d'oro al collo che sta per morire di infarto sostenuta a stento dalla bella fidanzata!!! Lo teme di dovergli praticare una romantica respirazione bocca a bocca (al truzzo, non alla fidanzata), ma per fortuna il pericolo e' scongiurato e il tipo si riprende fumandosi una sigaretta(!!!) Lo continua fino in cima e ne vale la pena: il panorama su Gerusalemme vecchia e' totale e la macchina foto fa una indigestione di nuove immagini. Si vede perfino il chiostro a forma di capanna di fango vicino alla chiesa del santo sepolcro di una strana denominazione religiosa (foto). A questo punto tocca alla passeggiata sulle mura, ma e' un po' deludente: tutta la parte sopra al quartiere mussulmano (la piu' bella) e' chiusa per ragioni di sicurezza. Ci si limita al quartiere armeno e si arriva fino alla porta della cacca ("dung gate") che e' appena dietro alla spianata del muro del pianto. L'evocativo nome deriva dal fatto che li' c'era la discarica, ma ora e' la parte piu' pulita della citta'!! C'e' perfino un bel parco archeologico, ma e' chiuso per via dello Shabbat (foto). Lo esce dalla porta della cacca e si avvia verso il monte degli ulivi: proprio di fronte al monte, nelle mura della citta' c'e' la porta da cui Gesu' era entrato in Gerusalemme trionfante, pochi giorni prima della sua crocifissione. Lo raccoglie una foglia di palma e fa festa anche lui, ma con 1972 anni di ritardo (foto). "Meglio tardi che mai" e' il suo motto per oggi. E' buffo che la porta sia stata sigillata da un governante mussulmano preoccupato dalla leggenda che il Messia entrera' da quella porta (per i cristiani la chiusura della porta e' un po' tardiva, ma per gli ebrei forse no). Lo rientra nella citta' vecchia dalla porta dei leoni e incontra una coppia di soldati (mitra e giubbotto anti-proiettile) che vegliano sui poliziotti che litigano in continuazione con gli arabi che vogliono entrare con la macchina o il camion nel loro quartiere (foto). Ora e' il momento del giro al museo di Israele (foto). Come ogni stato che si rispetti, gli Israeliani ci tengono ad avere un museo ben fornito di opere d'arte. In realta', chiaramente, non ci sono cose particolarmente di nota (anche se c'e' una sala di impressionisti con un paio di quadri belli e molti altri un po' meno). Lo e' attratto li' essenzialmente dai rotoli della bibbia trovati nel deserto, che per gli ebrei sono un'istituzione. Essi si trovano in una cappelletta ("bible shrine") molto gradevole architettonicamente (foto) e preceduta nientepopodimenoche' da un monolite nero praticamente uguale a quello di 2001 odissea nello spazio. Mancano solo gli scimmioni che agitano le ossa di tapiro (foto). Lo entra nella cappella, e ammira questi segni tracciati da pii scribi 2000 anni fa. Gli ebrei hanno anche trovato una profezia nella bibbia che profetizza il ritorno delle sacre scritture a Gerusalemme e questo accresce l'importanza di tali oggetti. Ne viene anche narrata l'avventurosa storia moderna del ritrovamento e della fuga in USA durante la guerra. Fa ridere che nella descrizione dettagliata dello schieramento delle truppe per la battaglia dell'apocalisse ci sia scritto che l'esercito di 1000 uomini si deve mettere in fila per 7. Saranno dei bravi scribi, ma non sono poi cosi' ferrati in aritmetica... Dopo c'e' il tempo per un rapido giro per il museo dove c'e' una bella mostra di oggetti giapponesi del secolo scorso: delle opere d'arte veramente notevoli, come un drago con la sfera di cristallo (foto) e un uccello d'argento con tutte le piume religiosamente riprodotte che sembra stia per spiccare il volo!! Lo viene praticamente sbattuto fuori dal museo in chiusura e collassa nel parco fuori. La scatola di biscotti americani viene rapidamente demolita e Lo si gode gli ultimi raggi del sole in mezzo ai bambini vocianti in un uliveto pieno di rossi papaveri e bianchi ruderi (foto). La vita e' bella!! Quando il sole e' tramontato, e' di nuovo ora di muoversi. La prossima tappa e' il quartiere ebreo ultraortodosso, dove Lo spera di assistere alla fine dello Shabbat e alla ripresa della vita normale. E' facile capire dove inizia il quartiere: c'e' una scritta minatoria e perentoria contro le persone in abiti poco modesti (foto). Spiega in dettaglio che le donne devono essere completamente coperte: con la gonna che non deve arrivare sopra alle caviglie. Lo pensa all'abbigliamento sobrio di sua madre che qui sarebbe visto quasi come un top-less, probabilmente. Inoltre e' assolutamente vietato l'ingresso ai gruppi turistici, firmato: "i rabbini che ringraziano per l'aiuto a preservare la santita' del loro quartiere di pii studiosi della bibbia". Lo ben presto si ritrova l'unico a non essere vestito da ebreo. Con tutto il rispetto che uno dovrebbe provare per una persona religiosa e pia, bisogna dire che al loro confronto un pagliaccio del circo sembra vestito come un direttore d'orchestra. La divisa media inizia con un colbacco di pelliccia nero dal diametro di mezzo metro e alto 30cm (ricordo che siamo praticamente nel deserto!!). La testa e' rasata, ma le basette ai lati sono lunghe un metro e finiscono in involuti riccioli. A completare il tutto c'e' una specie di vestaglia a righine blu e gialle (ARGH!) che sembra un pigiama. Non si capisce se sotto portano i pantaloni corti o la gonna, ma dalla vestaglia spuntano solo delle assurde calze bianchissime che finiscono in scarpe di vernice nera. Lo sforzo di fantasia necessario per inventarsi un simile abbigliamento deve essere stato paragonabile alla creazione della teoria della relativita' generale. Fanno ridere le vetrine di scarpe: i modelli femminili sono tutti rigorosamente uguali e castigatissimi (foto). Il quartiere e' pienissimo di bambini (rigorosamente vestiti con kippah o cappello, camicia bianca e calzoni lunghi neri) e di donne con carrozzine. La natalita' deve essere elevatissima! Il quartiere fa a gara con quello mussulmano per sporcizia e degrado. Ci sono un sacco di uffici di agenzie di beneficienza, di scuole di studio della bibbia e di negozi di articoli religiosi (in vetrina rulli di legno per arrotolarci le sacre scritture). Per essere sicuri che nessuno turbi lo Shabbat, la strada e' transennata (non si puo' usare la macchina) e addirittura i telefoni pubblici sono lucchettati (foto): non sia mai che qualcuno compia l'inaudito sforzo di spiaccicare una tastiera del telefono o sollevare una cornetta durante il sabato!!!!! Purtroppo le pubblicita' sui muri sono tutte in ebraico e Lo rimane curiosissimo. Il giorno dopo trovera' una rivista ebrea in inglese e le pubblicita' riguardano cantanti yddysh con approvazione rabbinica e servizi di assistenza pediatrica, forse per bimbi handicappati, che promettono di fare visita nella "privacy e riservatezza della vostra casa". [Digressione di costume: quando recentemente il governo francese propose di eliminare ogni forma di ostentazione religiosa in pubblico, mi era sembrata un'inaccettabile ingerenza nella liberta' personale. Dopo il giro a Gerusalemme, ho capito che, al contrario, e' una tutela della liberta' personale: e' chiaro che in un ambiente tipo il quartiere ebreo ortodosso la pressione esterna a vestirsi (e, quindi in seconda istanza, a comportarsi) in un certo modo deve essere veramente molto forte. Peccato che tale tentativo di tutela e' destinato al fallimento. Chiaramente se si eliminano i simboli religiosi, questi verranno cambiati: se qualche gruppo si vuole identificarsi abbottonandosi di sbieco le camicie, si vieteranno le camicie?] Nonostante il tramonto sia passato da un pezzo, il velo dello shabbat non sembra passare e Lo si dirige verso il centro citta' dove invece chiaramente la vita sta riprendendo: gli autobus urbani hanno ripreso a girare e i negozi aprono (alle 19:30 di sabato sera!) Lo si mangia un fantastico panino di humus e carne e decide che sarebbe bello finire la serata con un bel film. Le sue stanche giunture doloranti sono messe a dura prova, visto che il cinema di rassegna (raccomandato dalla guida) e' dalla parte opposta della citta'. Lo e' tutto galvanizzato: pare ci sia un documentario in Inglese sul lavoro dei pescatori in Alaska, ma e' rimasto fregato dalla prospettiva: visto che il programma e' scritto in ebraico e in Inglese, bisogna leggere da destra a sinistra e in realta' c'e' un film introspettivo in ebraico di ballerine, come spiega l'allibito bigliettaio che si chiede come mai Lo volesse entrare stasera in sala senza sapere una parola di ebraico! Lo ringrazia il gentile bigliettaio e il suo santo protettore per lo scampato pericolo del film introspettivo in ebraico e si avvia mestamente all'ostello, passando per le rovine della piscina del sultano rischiarate dalla luna sotto le vecchie mura della citta'. Stasera e' talmente stanco che la doccia sembra calda! Domani sveglia presto perche' bisogna visitare ancora un sacco di cose prima di partire!! Infatti, Lo corre verso la spianata delle moschee, ma ancora una volta viene fermato dai perspicaci poliziotti filtra-mussulmani che gli spiegano che la moschea e' aperta, ma i visitatori devono entrare da una porta apposita, a fianco del muro del pianto. Il motivo e' evidente: bisogna passare al metal detector. Pare che tempo fa un australiano pazzo abbia cercato di dare fuoco alla moschea. La spianata delle moschee e' veramente spettacolare: dominata dalla bellissima moschea con cupola d'oro e pareti di mattonelle azzurre, che ricordano gli azulehios di Siviglia. Non pensavo che una cosa pacchiana come una cupola dorata potesse risultare elegante, ma cosi' e', grazie anche al contrasto con il blu intenso del cielo che e' ripreso dall'azzurro delle mattonelle del basamento. Purtroppo e' assolutamente vietato entrare e c'e' un custode che controlla che entrino solo i pochi mussulmani che girano a quest'ora di mattina. Probabilmente l'interno (dove c'e' la famosa roccia di Abramo) e' ancora piu' spettacolare... Lo si fa fare la foto da un orientale (che dice di essere francese). Sembra molto professionale ed e' letteralmente ricoperto da cineprese e macchine fotografiche (e quando si fa a sua volta scattare una foto, passa mezz'ora a spiegare come vuole l'inquadratura), quindi Lo si affida nelle sue presumibilmente capaci mani con la massima fiducia. Ahime', delle due foto che gli vengono scattate, la prima e' tutta storta e la seconda inquadra soprattutto il pavimento (foto). Girando per il bel parco che circonda la spianata, Lo scopre che un lato e' fatto interamente da aule scolastiche. Una classe si sta svolgendo all'aria aperta con la maestra che fa ripetere ai bimbi la lezione (foto). Questa bucolica immagine e' leggermente sporcata dal fatto che poco distante il bidello sta coprendo di bestemmie la porta della classe che evidentemente non si vuole aprire!! Lo fa amicizia con due simpaticissimi poliziotti che ne sanno piu' di lui (del resto ci vuole poco) del campionato di calcio italiano (foto). Uno dei due e' un apprendista e l'altro ci tiene a fare sapere di essere un Brussman (sara' un'etnia?) ed e' molto deluso che Lo non ne abbia mai sentito parlare. Gli ebrei ortodossi, in teoria, non dovrebbero salire sulla spianata delle moschee per esilio volontario, visto che qui c'era il loro sancta sanctorum, cioe' la stanza che conteneva l'arca dell'alleanza su cui nessuno sguardo poteva posarsi. Quindi la presenza di un ebreo ortodosso poco distante e' attentamente monitorata da un preoccupato poliziotto che lo marca a vista (foto). Tocca ora alla basilica armena, che era chiusa il giorno prima e che ora dovrebbe essere aperta. Infatti cosi' e', anche se c'e' una celebrazione in corso. I frati (o preti?) armeni sono molto buffi: hanno un largo mantello nero con un lungo cappello a punta. Visti da dietro sembrano degli enormi aereoplanini di carta neri. Viene voglia di portarli in cima al campanile, lanciarli giu' e vedere come svolazzano. La guida prometteva che era la chiesa piu' bella di Gerusalemme (foto), ma in realta' la sobria basilica della piscina di Bethseda e' sicuramente molto migliore. E' ancora presto e Lo decide di visitare anche il parlamento Israeliano: recupera rapidamente lo zaino e via di corsa. Per fortuna c'e' anche una guida in inglese, ma si dilunga veramente un po' troppo. All'ingresso c'e' un computer con nome e biografia di tutti i soldati israeliani morti in battaglia. Una famiglia in visita inserisce un nome dopo l'altro di amici e conoscenti. L'aula delle sedute e' piena di simboli religiosi (altro che divisione tra chiesa e stato!) Il muro frontale e' una simbolica riproduzione del muro del pianto e le sedie dei senatori sono disposte a forma di candelabro a sette braccia. Pare che le sedute siano piuttosto movimentate e questo, chissa' perche', mi fa venire in mente Montecitorio. L'attrattiva principale e' un enorme arazzo e dei mosaici progettati da Chagall che illustrano le tappe salienti del popolo ebraico e della nascita dello stato di Israele. Nell'arazzo c'e' anche un simbolico cerchio in cui gli ebrei ortodossi (rappresentati in blu con la kippah) danzano allegramente con gli ebrei normali (rappresentati in verde). La scena vuole essere idilliaca, ma, naturalmente, fa capire che ci devono essere degli attriti notevoli fra i due gruppi. L'impressione simbolica e' molto forte, ma i quadri di Chagall sono piu' belli. La tecnica dell'arazzo e del mosaico lascia molte parti senza colore: mancano gli azzurri intensi e i viola che caratterizzano gli sfondi di alcuni suoi quadri. In una teca poco distante c'e' la dichiarazione dello stato di Israele. Naturalmente l'unica cosa che si capisce sono i numeri: sorprendentemente le date sono scritte secondo l'era cristiana. Ora si e' fatto decisamente tardi ed e' il caso di correre alla stazione dei bus per andare in aereoporto. Anche oggi e' pieno di soldati (e carine soldatesse) armati fino ai denti. Il bus e' stracolmo e si ferma dopo un po' nel mezzo del nulla. Per fortuna Lo si insospettisce e, dopo aver chiesto, scopre che quella e' la fermata per l'aereoporto: bisogna scendere e prendere un altro autobus. Certo che non e' molto tourist-friendly!!! Il rischio corso e' stato grande. Prima di entrare in aereoporto l'altro autobus viene perquisito dalla sicurezza: un soldato armato controlla che non ci siano bombe nel cestino della spazzatura oppure attaccate sotto. In aereoporto i poveri passeggeri vengono tartassati dalla sicurezza anche per uscire dal paese!!! Il viaggio di rientro sara' piuttosto pesante con un ritardo di 14 ore: Lo deve fermarsi a dormire in albergo a Vienna. L'albergo che fornisce la compagnia aerea e' piu' che discreto, molto sobrio ed elegante con un sontuoso buffet e un fantastico piumone nel letto. Fa ridere il fatto che i numerosi libri negli scaffali siano finti: c'e' solo la copertina! Il giro in Israele e' stato brevissimo ma molto intenso (come testimoniano i poveri scarponi esauriti e fumanti). Sicuramente Gerusalemme e' il posto piu' strano mai visitato!!!