Lu & Lo a Vienna

           2-7 Agosto 2012



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Lo e' a Vienna per il congresso QCMC. Lu, che non ci e' mai stata, lo raggiunge volentieri: vuole sentirsi anche lei imperatrice! Lo e' a cena con alcuni colleghi, e Lu arriva dall'aereoporto con il comodo treno. Lo le aveva preventivamente spedito una dettagliatissima descrizione del luogo dell'appuntamento, scelto con dedizione e attento studio: il palazzo della biblioteca, con un enorme drago/gufo sulla facciata e una serie di gufi sul tetto. E' inconfondibile e visibile da lontano: Lu trovera' sicuramente il luogo dell'appuntamento. Infatti, Lu non solo non si e' stampata le istruzioni (che Lo deve rispedirle via SMS), ma ignora bellamente il gufone, e Lo la deve andare a recuperare dalla parte opposta della piazza, meno male che esistono i cellulari. Lu e' contentissima di iniziare una nuova avventura, e ha un sorriso a 350 gradi e 189 denti. Lo e' abbastanza devastato dal congresso, ma Lu lo trascina al localino (micro-brewery) che aveva scelto per stasera. Per fortuna e' gia' tardi e non si puo' stare nel cortile: dobbiamo accontentarci di sederci al tavolo interno e quindi sbrighiamo la formalita' rapidamente. Lu rimane un po' delusa dalla birra, ma il panino che la accompagna e' molto appetitoso e Lu se lo spazzola soddisfatta. Ora ci dirigiamo verso l'albergo (pension Kraml), che e' a meta' tra albergo/pensione e b&b. Molto semplice, pulito e carino. La colazione e' molto ricca ed e' servita in un vecchio bistrot a fianco all'ingresso. Sarebbe magnifica (muesli prosciutto uova yogurt formaggio pane nero sugo di mela e di arancia torta viennese e formaggi a forma di salsiccia) se non fosse che c'e' un sottofondo di canzoncine popolari viennesi che scorre a nastro. Per le prime due/tre colazioni sarebbe anche divertente, ma Lo (che se le e' sorbite da una settimana per via del congresso) utilizzerebbe volentieri un obice da 120 mm contro lo stereo. La cameriera e' gentilissima e cerca di ricordarsi da un giorno all'altro cosa ciascuno aveva scelto il giorno prima: cosi' che ognuno si senta a casa. Lo oggi ha l'ultimo giorno di congresso, e a Lu non sembra vero di liberarsi di lui e poter girare la citta' senza palle al piede! Visita il Leopold museum dove inizia a saggiare quello che sara' il leit-motif di questo viaggio, cioe' Klimt, di cui ricorrono i 150 anni dalla nascita: ci sono moltissime iniziative per festeggiare la ricorrenza. Alla sera, tornando all'albergo, Lo incontra Lu al mercato e viene da lei trascinato al centro citta'... Quali prelibatezze attendono i nostri due eroi? Lu ha scovato un ristorantino vegetariano, dove Lo ordina un'insalata e vi ci trova una bisteccazza ottima, alla faccia del vegetariano! Lu ordina un "risotto", e si vede recapitare riso bollito con pesto e zucchini. Veramente poco convenzionale, ma ottimo. Il cameriere e' gentilissimo e simpatico, e non esita a discorrere con noi nel suo stentato ma comprensibilissimo italiano. Lo perde conoscenza per la stanchezza post-congresso, ma il giorno dopo siamo pronti alla battaglia! Ci iscriviamo all'efficientissimo Wien-city-bike: in parecchi angoli di Vienna e' possibile prendere una bicicletta da un distributore automatico (inserendo la carta di credito e una password) e, se si restituisce entro un'ora, l'uso della bici e' gratuito! Per la verita', se si tiene per due ore, costa solo 1 euro, quindi e' veramente comodissimo. Peccato che le biciclette siano dei cancelli di ghisa con un famigeratissimo freno a contropedale che rischia di farci capitombolare ogni volta che si smette di pedalare. Almeno le bici sono colorate con allegri colori vivaci e Lo si diverte a sfrecciare nel traffico, seguito dai belluini strilli di Lu: "prendi la pista ciclabile", "non andare contromano", "attento al tram", "fermatisemafororosso!!" ecc. Per fortuna la citta' e' piena zeppa di piste ciclabili, sulle quali Lu e' piu' tranquilla. Ci sono perfino i semafori apposta per le biciclette e Lo e' quasi invogliato a rispettare il semaforo. Siamo rimasti d'accordo con Vittorio che ci saremmo visti al Kunsthistorisches Museum. Per l'occasione di Klimt, hanno allestito un pontile da cui si possono ammirare da vicino i suoi affreschi vicino al tetto. Come pubblicizzato da Anton Zeilinger, il patrono della conferenza, questa e' un'occasione unica e merita veramente: gli affreschi (rappresentano le principali ere della cultura umana, personificate) sono bellissimi. C'e' anche Dante, la Chiesa, l'Egitto e la Grecia. Naturalmente anche il resto del museo e' spettacolare. Lungo lo scalone siamo accolti da una monumentale e bianchissima statua del Canova di un energumeno che prende violentemente a bastonate un centauro. Lu non manca di far notare che Lo dovrebbe farsi venire dei muscoli analoghi, invece di essere una specie di insetto stecco. Grazie Lu, viva l'amore! La collezione del museo inizia con una sezione egizia, dove varie mummie occhieggiano silenziose. Colpiscono molto i papiri antichi bellissimi e colorati, con una fittissima scrittura incomprensibile. Gli egiziani mummificavano anche gli animali: c'e' addirittura un intero coccodrillo, con i dentoni che spuntano dalle bende. Ci sono anche gatti, serpenti, una tartaruga, etc. Che fossero i loro pets? Forse avevano paura di non avere i loro animaletti nell'aldila'? Le sale successive contengono la civilta' greca e romana: splendidi mosaici, statue e naturalmente i bellissimi vasi greci. Lo incontra Vittorio e la Fra' che sono in piena modalita' museo e si studiano accuratamente ogni coccetto (Fra' e' una archeologa e quindi per lei questo ben di dio deve essere un paradiso in terra!). Lo guarda con cura gli splendidi vasi e cerca di scoprire se una sua vecchia idea sia realizzabile: supponiamo che per realizzare un vaso si utilizzi un qualche strumento molto appuntito (ad esempio un ago sottile per scavare un solco), magari la voce del vasaio puo' essere rimasta impressa nel vaso, grazie alle vibrazione dell'ago come su un disco di vinile.. Nonostante Lo si studi con cura tutti i vasi, in assenza di un microscopio, non si puo' proprio capire se questa idea possa funzionare! La Fra' sembra un po' scettica.. Lu nel frattempo si e' persa nelle sale dei pittori a contemplare Tiziano. Lo finalmente riesce a scovarla, e ammira estasiato le spettacolari opere d'arte, tra cui Brugel, Rubens, Caravaggio e i famosi "tre filosofi" di Giorgione. Sono bellissimi i dettagliatissimi quadri di Rubens, dove festanti villici danzano con il cucchiaio sul cappello. In un angolino c'e' anche un quadro con degli uccelli riprodotti in perfetto dettaglio, e tra i pappagalli e le aquile c'e' anche il famoso dodo, ormai estinto. Lu e' entrata anche lei in modalita' museo, ma Lo riesce a stanarla per fame. Incontriamo nuovamente Vittorio e Francesca, e assieme ci dirigiamo ad un bar nel museum quarter che Lu aveva adocchiato il giorno prima. Un magnifico panino con pesto e prosciutto e' una delle opere d'arte piu' apprezzata della giornata. Lu, grande esperta di birra, ci convince anche a provare la Prater: birra con succo di limone, estremamente dissetante. Con il caldo torrido che c'e', ci voleva proprio! Oggi c'e' il mercatino delle pulci vicino al nostro albergo e Lu e Lo abbandonano Vittorio e Fra' al loro museo (loro si' che sono dei veri professionisti, mica come noialtri parvenu). Il mercatino e' molto simile a Porta Portese, anche se sembra un po' meno pericoloso per i furti. Lo riesce a trovare dei connettori per il suo stereo e una (ennesima) pila a led, mentre Lu si acquista una meravigliosa collana: entrambi siamo decisamente soddisfatti del bottino. Al contrario di Porta Portese (dove dominano soprattutto africani e cinesi), qui fanno da padrone le persone dell'est europa che arrivano e scaricano a terra tonnellate di paccottiglia: scarpe usate vecchi cellulari vestiti dischi in vinile tazze piatti giocattoli mobili.. I piu' organizzati hanno addirittura un tavolo, e alcuni di altissimo livello hanno addirittura l'ombrellone per coprirsi dall'implacabile sole. Lu e Lo ora vanno a visitare la vicina Secession, un buffissimo palazzo quadrato sovrastato da una palla di foglie dorate. L'ingresso e' bordato da enormi vasi sorretti da tartarughe. Il colpo d'occhio e' terrificante, e anche i viennesi inizialmente lo odiavano (ora pare si siano abituati): era la sede del movimento Secession, di artisti e architetti che volevano rompere con il passato di palazzi neoclassici e di rigide strutture artistiche che ammazzavano la creativita'. Il palazzo stesso e' un modo decisamente creativo di rompere con la tradizione. Anche qui hanno costruito un'impalcatura per vedere gli affreschi di Klimt (una serie di affreschi raffiguranti la nona sinfonia di Beethoven), ma ci tocca comperare il biglietto per vedere tutta la struttura. E' un museo di arte moderna, ma le opere sono di dubbio gusto e fruizione. Si va da uno scultore che battezza le sue opere "grandi legni n.1", "grandi legni n.2", "grandi legni n.3" ad un altro "blind pig n.6", 7 e 8. Non chiediamo fantasia nelle opere (che fanno abbastanza pieta'), ma almeno nella scelta dei nomi!! A Lu piace un quadro nero con macchie di vernice azzurra e Lo si chiede se la birra con limone le abbia dato alla testa. L'unica opera che effettivamente merita e' il famoso affresco di Klimt, con figure che sono al tempo stesso stilizzate e estremamente espressive, grazie anche alle curatissime rappresentazioni dei loro vestiti e delle facce. C'e' perfino un pelosissimo mostro con occhi sbrilluccicanti. Queste (come molte altre opere di Klimt) non rendono in fotografia perche' l'artista usa dei materiali particolari: foglie d'oro e d'argento, specchietti, vetrini e madreperla, tutto incastonato nel dipinto con tecniche molto particolari. Accanto alla sala dell'affresco c'e' un video in cui un giovane studioso prova a creare una copia di parte dell'affresco per studiarne le tecniche. E' buffo vedere la complessa opera d'arte che viene ricreata in pochi minuti, visto che il video e' riprodotto a velocita' elevatissima come un film di Charlot! La sera siamo abbastanza cotti come pere, ma decidiamo per una passeggiata in bicicletta lungo il canale. Lu vuole arrivare a vedere il Danubio, ma dopo 5-6 km di gradevole pedalata il dubbio inizia ad insinuarsi, soprattutto quando ci troviamo in mezzo a svincoli autostradali, fabbriche e magazzini di periferia (ma per fortuna lungo il canale c'e' una larga e comoda pista ciclabile). Cacciando l'orgoglio, i nostri eroi si decidono finalmente a consultare la cartina (farlo prima di partire, no?). Naturalmente avevamo preso la direzione sbagliata! Torniamo indietro verso la citta' e ci fermiamo a vedere una gara di kayak. I canoisti gonfiano i muscoli e si danno un gran daffare, ma la corrente e' quello che e': non siamo certo nelle rapide della Dora. Gareggiano anche dei bambini, che sembrano quelli che si divertono di piu'. Ceniamo con uno spettacolare Kebab sulla riva del canale, di fronte alla "spiaggia" cittadina: uno spiazzo sull'argine dove hanno messo della sabbia e alcune sedie a sdraio, dove la gente si gode la serata sorseggiando una birra e fumando abbondantemente (bisogna rilocare tre volte il picnic finche' il nasino delicato di Lu e' finalmente sopravento e soddisfatto). Passano numerosissime persone in bici di tutte le eta' e di tutti i tipi: ciccionissimi, cicloturisti, vecchietti, bambini, ragazzi, perfino un homeless barcollante. La bici qui e' uno stile di vita, non solo un mezzo di locomozione, evviva! Vedremo mountain bike ammortizzate con freni idraulici a disco che non resisterebbero neanche 5 minuti se lucchettate a Pavia. Nonostante il Kebabbaro (in realta' un ristorante mediorientale) ci avesse confermato che potevamo prendere quello che volevamo "take away", all'atto del pagamento si rifiuta categoricamente di darci il cucchiaio, come faremo a mangiare!?! Lu non e' certo una che si perde d'animo, e si dirige decisa al venditore di yogurt gelati di fronte. Si fa regalare un cucchiaio con la promessa che al ritorno dal picnic avremmo comperato uno yogurt: che sfortuna, ci tocchera' sbafarci un meraviglioso yogurt di mango coperto di granella e mirtilli! Torniamo all'albergo disfatti e contenti e subito perdiamo conoscenza. Il giorno dopo abbiamo un mezzo appuntamento con Vittorio e Francesca alla reggia di Schonbrunn, fuori Vienna. Anche oggi naturalmente decidiamo per la bicicletta e ci degustiamo una gradevole pedalata tutta su pista ciclabile e parco urbano. La giallissima reggia e' enorme e spettacolare, anche se per gli Asburgo era solo la residenza estiva. Lu si svacca su una panchina del meraviglioso parco e si guarda beata i picchi sonnecchiando. Lo va verso l'ingresso del palazzo e incontra Vittorio e Fra', anche se ci saranno duecentomila persone sparse in un area di 20 km quadrati! C'e' una fila immane per comperare il biglietto e quindi Lo desiste per il momento. Lu naturalmente non ne vuole sapere, ma immediatamente si dirige entusiasta verso le serre del palazzo: chissenefrega delle 1440 stanze in puro stile rococo' quando possiamo studiarci vaccinium aviflorensis e palma palmis anche se siamo a Vienna? Lo si addormenta placidamente su una panchina, cullato dagli strillini di entusiasmo di Lu quando scopre qualche flora specialmente interessante (cioe' tutte, per lei). Dopo la serra tropicale, andiamo naturalmente anche alla serra desertica. Qui vediamo dei bellissimi ramarri, serpenti e perfino una vasca piena di pesci senza occhi che abitano solo nelle caverne piu' profonde. Enormi cactus spinosissimi occhieggiano tra le rocce: Lu vorrebbe utilizzarne uno per accarezzare Lo sul sedere. Torniamo nel parco del castello e, uscendo dalla zona boscosa, rimaniamo affascinati dalla spianata: guardando dal castello verso la collina, c'e' una enorme distesa di aiuole che si concludono su una enorme fontana che e' praticamente una cascata costellata di enormi statue. Un colpo d'occhio formidabile che serviva senz'altro a meravigliare gli ospiti dell'imperatore e con noi l'effetto riesce senz'altro. Ora la fila per visitare l'interno del palazzo e' scemata, ma Lu desiste dalle stanze rococo'. Meglio se ci dirigiamo verso la citta': Lu e' rientrata in modalita' Klimt e ci dirigiamo verso il Wien museum, dove troviamo la casacca ("smock") blu di Klimt, un bellissimo ritratto di Emilie Floge (la sua compagna/amante platonica, non si e' mai capito), alcune sue foto e una serie di fantastici disegni. Alcuni dei disegni sono semplicissimi: pochi tratti di matita, ma sono molto espressivi. Molti disegni sono degli studi per i suoi quadri, ma altri sono tracciati per il piacere puro di disegnare che Klimt aveva. Il resto del museo non contiene un granche' di interessante, ma c'e' una sezione Bidermeier, dove alcuni mobili ricordano quelli della nonna Liese (per esempio la vetrinetta). Ci dirigiamo verso Belvedere, ma ormai si e' fatto tardi e desistiamo (i musei chiudono tutti alle 18). Invece deviamo verso il centro citta' e arriviamo alla bellissima cattedrale, dove stanno celebrando la messa. I turisti possono comunque entrare, ma sono tenuti a bada da un formidabile cancello di ferro medievale. Capitiamo poi alla casa di Mozart. Sembra proprio una trappola per turisti (e in effetti lo e'), ma e' veramente molto suggestivo poter entrare nelle stanze dove Mozart scrisse alcune delle sue opere piu' belle. Purtroppo, a parte il palazzo, non e' rimasto nulla della (breve) permanenza di Mozart li', ma i curatori hanno cercato di ricreare l'atmosfera cercando di capire a cosa venivano adibite le varie stanze e mettendoci mobili d'epoca. Fa impressione passeggiare nello studio di Mozart e immaginarselo immerso a scrivere le sue opere: alcuni fogli autografi sono in una vetrinetta accanto alla finestra. Affacciandosi alla finestra si vedono gli stretti vicoli della Vienna settecentesca: probabilmente non e' cambiato nulla da allora, tranne che per il cartello di divieto di transito! Mozart arrivava a scrivere 6 pagine di composizione al giorno, una produzione incredibile per l'epoca. Il rumore della sottostante strada non lo disturbava affatto, anzi pare che la confusione lo aiutasse a creare, beato lui. Guadagnava parecchio nel periodo in cui viveva li', ma giocava anche parecchio e perdeva spesso! Un personaggio molto spumeggiante come descritto dal film Amadeus, alcune scene del quale (quelle girate nella sua casa) vengono proposte in un monitor in un angolino. Per fortuna il museo chiude e ci sbattono fuori prima che Lu entri in modalita' museo: abbiamo corso un bel rischio perche' le guide elettroniche che ci forniscono all'ingresso potrebbero andare avanti per un'ora e mezza, ma per fortuna possiamo saltare e ascoltare solo le parti interessanti. Colpisce molto la descrizione della morte di Mozart: anche sul letto di morte stava alacremente lavorando al suo Requiem. L'ultimo giorno della sua vita, si mise a cantare la parte del contralto con un suo amico e con un suo parente che cantavano il tenore e il soprano, ma arrivato al "lacrimosa" fu preso dalle lacrime e non pote' piu' continuare. Poche ore dopo era morto, lasciando incompiuto il Requiem. E' una storia fin troppo triste per essere vera, ma ci piace pensare che lo sia e che lui abbia effettivamente cantato per se stesso il proprio Requiem (peraltro una delle opere migliori di tutto l'ingegno umano). All'uscita passeggiamo tra le osterie e le botteghe dei vicoli tenendoci settecentescamente a braccetto come fossimo Wolfangus Amedeus e Costanza. Chissa' quante volte hanno passeggiato qui proprio allo stesso modo. Poco lontano c'e' un museo che e' aperto fino alle 22 e l'infaticabile Lu non se lo fa scappare: si tratta del museo della musica. E' fatto veramente molto bene con una parte sulla teoria del suono e della musica con monitor interattivi con cuffie che permettono di giocare. Un intero piano e' dedicato alla Wien Philarmoniker Orchestra e c'e' un cinema dove assistiamo al balletto del primo gennaio (con le ballerine che danzano nelle meravigliose sale del Belvedere che avremmo visto il giorno dopo) e ad una esecuzione monumentale del tema di Star Wars eseguita al parco di Schonbrunn che avevamo visitato in mattinata. In una teca sono conservate le bacchette dei direttori d'orchestra piu' famosi. Alcune sono molto puntute e una e' pure spezzata: che il direttore abbia bacchettato sulla zucca un violinista dopo una stecca? All'ultimo piano c'e' una serie di sale ciascuna dedicata ai famosi musicisti che hanno vissuto a Vienna (praticamente tutti). Lo, ormai stremato, si diverte molto ad una ricostruzione (nella stanza di Mozart) di un suo complicatissimo algoritmo per trasformare un nome in un'opera. Ciascuna lettera del proprio nome va convertita in maniera molto complicata in un paio di battute musicali. Il tutto viene poi sintetizzato da un computer, con l'opzione di sentire la versione per piano oppure quella pomposa per orchestra. Ne' "Lorenzo", ne' "Luciaelorenzo" danno effetti molto convincenti, al contrario di "Wolfangus", ma forse e' un problema dell'implementazione al computer che lascia un po' a desiderare. Mozart aveva inventato questo giochetto per insegnare ai suoi studenti a improvvisare, ma l'algoritmo era talmente complicato che e' stato decifrato solo pochi anni fa da un giapponese. Nonostante il buon senso sconsigli di andare ai ristoranti italiani all'estero, decidiamo di rischiare e siamo premiati. Dopo tutto siamo un po' provati dal cibo esotico e vogliamo solo un po' di verdura e focaccia al rosmarino. Il cameriere e' chiaramente un napoletano e possiamo addirittura ordinare in italiano. Nonostante le temperature torride, Lu ordina un minestrone sotto lo sguardo attonito di Lo che preferirebbe un gelato al microKelvin, ma almeno il minestrone e' semplice e soprattutto dissetante. Un altro yogurt gelato di mango suggella la faticosa, ma soddisfacente giornata. Il giorno dopo siamo di nuovo pronti all'azione. Oggi ci aspetta il mitico Belvedere. Purtroppo il distributore di biciclette si rifiuta di elargirci la sua merce e ci tocca farcela a piedi, meno male che il caldo si e' un pochino placato. Scopriremo piu' tardi (chiamando il servizio assistenza da una cabina, visto che dal cellulare risultava irraggiungibile) che all'iscrizione avevamo dimenticato di specificare la via nell'indirizzo di residenza, ma la teutonica efficienza austriaca ci ha sgamato: impossibile affittare bici! Meno male che sono altrettanto efficienti nello sbloccare l'impasse una volta svelato questo imprescindibile pezzo di informazione residenziale. Il Belvedere e' un altro palazzo neoclassico magnifico (ma quanti ce ne sono a Vienna!?!) e siamo accolti da un imponente scalone dove avevamo visto le ballerine danzare il giorno prima. Le opere esposte non meritano moltissimo, eccetto che per la parte dedicata a Klimt e per un Van Gogh in un angolino dove Lu (grande ammiratrice dell'artista de-orecchiato) rimane estasiata per ore. Effettivamente e' un quadro bellissimo che raffigura verdi colline che si perdono all'orizzonte: invece dei soliti colori vivissimi di Van Gogh, i colori sono un po' opachi se come visti in una giornata di nuvole. I campi sono resi con spessi tratti di colore ondeggianti che sembrano quasi i colori a dita che si usavano all'asilo. L'effetto e' incredibile: sembra di vedere le colline che si increspano in onde di grano soffiato dal vento, un incredibile dinamismo in un quadro statico. Un effetto geniale. Una ragazza estasiata ondeggia dinnanzi al quadro per effetto dello stesso vento che muove il grano: il suo corpo e' stato trascinato dalla sua anima rapita su quelle colline di tanto tempo fa. La sezione di Klimt e' molto ben curata, con abbondanti spiegazioni scritte direttamente sui muri, assieme ad alcune testimonianze dei contemporanei di Klimt. Alcuni quadri di Klimt sono eccezionali. Scopriamo anche alcuni suoi quadri impressionisti, dove vengono raffigurati prati e frutteti, viali alberati e case sul lago. Ottimi esempi di impressionismo, con uno stile molto diverso da quello simbolico-raffiguarativo che l'ha reso famoso. Naturalmente sono pero' i ritratti di persone che sono i quadri piu' belli. Giustamente era considerato un ottimo ritrattista, infatti riesce a comunicare, senza apparente sforzo, l'anima della persona raffigurata: usa piccoli accorgimenti come la posizione delle mani o l'intensita' dello sguardo, oppure anche solo la decorazione degli abiti. Sotto una delle immagini hanno messo l'abito della persona raffigurata in una teca. Le decorazioni dell'abito sono state rappresentate in modo accurato. Ciononostante il modo stesso di indossarlo e l'assenza di pieghe nel tessuto comunicano qualcosa della persona raffigurata, sara' una suggestione? Il quadro piu' famoso di Klimt e' "il bacio" che qui e' messo in grande evidenza in mezzo ad una parete nera. Anche di questo quadro iconico uno non si puo' accontentare delle rappresentazioni. L'oro dello sfondo e dei ricchi vestiti non potra' mai essere rappresentato accuratamente in fotografia: ad esempio, l'oro dello sfondo e' in qualche modo piu' opaco di quello dei vestiti. C'e' anche un bel contrasto con il verde acceso del prato, ma e' naturalmente l'espressione rapita e abbandonata della donna baciata che e' il clou del quadro. Nella stessa stanza ci sono anche i quadri di Giuditta e di Giuditta e Oloferne: un trionfo di superbia e alterigia, molto espressivi. C'e' anche un quadretto molto elegante che rappresenta un amore saffico, con una balena blu sotto, chissa' cosa significa?! Giriamo rapidamente il resto del museo: in una magnifica sala tonda, hanno messo una circonferenza di teste di marmo con delle buffissime espressioni, molto divertente. C'e' anche un quadro di inizio ottocento che raffigura in maniera estremamente realistica una scena in Marocco: sembra una fotografia. Ora usciamo nel sole a picco e ci dirigiamo verso il centro attraverso l'ennesimo parco spettacolare. Lu decide che potrebbe diventare un giardiniere, ma e' spaventata dal molto studio che tale attivita' richiederebbe. Lo e' tagliato fuori da questo particolare mestiere, visto che riesce anche a fare morire i cactus domestici. Decidiamo per un picnic al parco e Lu compra dei meravigliosi wrap di humus, melanzane e falafel da un negoziante egiziano del mercato con cui aveva fatto amicizia il primo giorno. Il negoziante le regala perfino un limone egiziano speziato. Mangiamo in un bel parchetto di fronte alla Technical University (TU) dove Lo aveva seguito il congresso, ma Lu non si gode molto il picnic: nella sua ingordigia si e' messa l'intero limone in bocca ed e' risultato un superconcentrato di acido condito da acidissime e fortissime spezie. Potrebbe essere usato per dissolvere il rame nella costruzione di circuiti stampati elettronici e una fumata nera inizia ad uscirle dalle orecchie e dal palato! Dopo pranzo, accompagnato (per Lu) da abbondanti libagioni nel disperato tentativo di diluire l'acido, ci dirigiamo verso il quartiere di Hundertwasser. E' un architetto eclettico e geniale che Guido ha paragonato a Gaudi'. La casa di Hundertwasser e' notevole, con la facciata policroma e gioiosa, le sue assurde colonne panciute messe in tutte le angolazioni possibili, le figure geometriche (coni e sfere) sparse casualmente e gli alberi sul tetto e sui balconi. Naturalmente le radici degli alberi non possono essere molto profonde: chissa' cosa succede se arrivano delle folate di vento molto forti!? Certo che morire perche' ti e' caduto in testa un albero da un balcone non e' la morte piu' gloriosa che si possa immaginare. I pavimenti e i marciapiedi sono tutti ondulati, perche' Hundertwasser diceva che gli esseri umani non sono fatti per camminare sul terreno piatto che serve solo alle macchine e quindi e' degradante usarlo anche per luoghi abitativi. Sara', ma noi inciampiamo continuamente sui visionari pavimenti ondulati, imprecando l'architetto idealista. La casa e' effettivamente spettacolare, ma non si puo' visitare all'interno. Si puo' solo entrare in una specie di centro commerciale, ma e' talmente caotico e pieno di paccottiglia che e' quasi impossibile capire la geniale struttura architettonica sottostante. Labirintiche scale, piante e fontane ovunque fanno pensare di essere stati proiettati in una litografia di Escher. Il contrasto con le convenzionali case che fiancheggiano questa struttura e' notevolissimo. Per Hundertwasser l'uomo deve riconquistare il suo contatto con la natura e Lu rimane estasiata per l'architettura, ma soprattutto per il messaggio che essa rappresenta. Per caso e per fortuna scopriamo sulla guida che c'e' un'altra struttura dello stesso architetto poco distante. Qui non c'e' praticamente nessuno, anche se questa e' un museo che si puo' visitare anche all'interno. L'atrio e' pieno di luce, fontana e piante. Anche solo i cessi pubblici del museo sono veramente degni di nota, con pavimenti ondulati e mattonelle irregolari e coloratissime. Ovviamente tali pavimenti presentano un qualche problema non solo per la deambulazione, ma anche per i mobili che devono essere visibilmente puntellati con enormi zeppe sotto. Il museo descrive le opere di Hundertwasser, che non si limitano solo ai progetti architettonici, alla sua filosofia e ai suoi quadri, ma anche ad un vero e proprio stile di vita in armonia con la natura. C'e' un plastico con la sua citta' ideale, dove tutti i tetti sono coperti di erba e alberi (come anche questa casa). Accanto ad un finestrone enorme trasformato in serra c'e' un enorme cubo pieno di terra da cui esce un discreto albero che si arrampica verso l'esterno. L'albero (nella sua filosofia) serve non solo a regolare il microclima della casa (temperatura e umidita'), ma anche a fornire privacy (tranne che d'inverno?!?) e a schermare i rumori esterni. Ci sono anche delle enormi vasce di piante che dovrebbero servire a sperimentare la purificazione dell'acqua. Per fortuna ci risparmiano l'altra sua invenzione: il cesso all'humus senza ventilazione, meno male, l'abbiamo scampata bella! Un altro plastico (con foto prima-dopo) mostra la chiesa che lui ha restaurato, trasformando una banale chiesa di campagna in un'opera d'arte, dove, nelle sue intenzioni, Dio e' piu' invogliato ad incontrare gli uomini e viceversa. C'e' anche il plastico dell'inceneritore dei rifiuti di Vienna, dove lui ha fatto opera di "bellificazione", trasformando un bruttissimo capannone industriale in un bellissimo edificio coperto d'erba e di cascate. Sara' anche pratico? Ci sono anche le bandiere per la Palestina (una croce di David sorretta da una mezzaluna islamica: un'ottimistica bandiera che dovrebbe stimolare la pacifica convivenza) e per la Nuova Zelanda (una spirale Maori verde in campo bianco che simboleggia le tradizioni e la natura neozelandese) dove lui ha vissuto per molti anni e dove e' ora sepolto. Siamo affascinati dalla sua filosofia e dalla sua casa. Lo e' poco convinto dai suoi quadri coloratissimi che gli dicono poco, ma Lu e' talmente trascinata che li trova bellissimi. Lei vorrebbe pure acquistare i tappeti di Hundertwasser per la nostra nuova casa, meno male che non potremmo permetterceli, pericolo scampato. Sembra un vero idealista, come ne sono rimasti pochi nella nostra societa' efficientista, ma effettivamente si rimane con il dubbio che le sue idee siano poco realizzabili e poco utili sul piano pratico. Ora abbiamo giusto il tempo di attraversare il parco Prater in bicicletta (vedendo la famosa ruota panoramica in lontananza) per arrivare al Danubio prima dell'incontro per cena con Vittorio e Francesca. Il Danubio e' impressionante e sbuchiamo proprio a fianco a degli aliscafi affusolatissimi, ma chiaramente sovietici. Servono a collegare Bratislava a Vienna via fiume! I cigni si dirigono vogliosi verso di noi, sperano che Lu getti loro del pane (oppure sanno che Lu gettera' loro Lo con alta probabilita'?) Nel tornare verso il centro ci perdiamo e arriviamo tardi all'appuntamento. Vittorio ci dirige sicuro nel dedalo di viuzze verso un localino che aveva avvistato: "non vi preoccupate, non so dove stiamo andando, ma ho la memoria fotografica". In effetti arriviamo in un vicoletto nascosto vicino alla casa di Mozart dove finalmente possiamo assaggiare la vera cucina viennese, annaffiata da birra e succo di limone. Lo prende il goulash tipico, mentre Lu si lascia affascinare dal pollo bio (solo perche' e' "bio" naturalmente). La serata e' molto gradevole e spensierata. Perfino il fortunale di vento che ad un certo punto si abbatte su di noi rovesciando piante e bicchieri non ci disturba. Lo non puo' fare a meno di pensare agli alberi sulla casa di Hundertwasser e immaginarseli cadere come stuzzicadenti sulle macchine parcheggiate sotto: una bella vendetta della natura sulla tecnologia. Il giorno dopo e' l'ultimo giorno di Vienna. Andiamo a vedere la meravigliosa chiesa gotica Votiv-Kirche, ma scopriamo che e' stata costruita (dall'imperatore che era scampato per miracolo ad un attentato in quel sito) a meta' del 1800 in stile neo-gotico. Sara', ma e' bellissima lo stesso. Nella chiesa ci sono delle incredibili fotografie artistiche che spannano tutto il ventesimo secolo. Purtroppo non capiamo nulla perche' le didascalie sono solo in tedesco. Decidiamo poi per il museo di Efeso, tanto decantato da Vittorio il giorno prima, ma e' chiuso. Ripieghiamo al museo di scienze naturali (anch'esso decantato da Vittorio), ma pure questo e' chiuso. Attraversiamo sconsolati il bellissimo palazzo di Sissi e Lu quasi si piega a visitarlo, ma si salva all'ultimo momento riuscendo a scovare il globen museum aperto, il museo delle palle: si tratta di magnifici mappamondi antichi. Il museo e' molto ben fatto e spiega in dettaglio (con anche strumenti informatici) i vari mappamondi. E' incredibile come fossero poco precisi i mappamondi di Mercatore. La latitudine e' rappresentata abbastanza fedelmente, ma la longitudine e' completamente sbagliata anche per zone conosciutissime come Inghilterra, Spagna, Francia e Italia (non parliamo del giappone che e' goffamente rappresentato con un errore di almeno 30-40 gradi di longitudine!) C'e' un programma che permette di scorrere il mappamondo di Mercatore in stile google earth con la possibilita' di sovrapporre le posizioni vere degli stati e dei continenti. Sono anche affascinanti i mappa-luna, le sfere che rappresentano la luna. Quelle prodotte fino agli anni 50 rappresentavano naturalmente solo meta' luna: la faccia visibile da terra. Non c'e' neanche un mappa-marte o un mappa-venere, anche se ormai conosciamo benissimo ambo i pianeti. Lu e' affascinata nel constatare che fino al 500 non riuscivamo neanche a rappresentare il nostro pianeta e l'altro ieri e' atterrata su Marte l'ultima sonda NASA (Curiosity) con un atterraggio rocambolesco e spettacolare, che incredibile progresso! Abbiamo ora giusto il tempo di andare a gustarci un bellissimo picnic nel parco godendoci la prima giornata veramente spettacolare del nostro giro (ma con il tempo siamo stati fortunatissimi: non ha mai piovuto!). Il vento ha spazzato via l'umidita' e oggi si sta proprio bene. Un sacco di viennesi si godono la pausa pranzo pascolando i bimbi o facendo yoga. Un ragazzo accanto a noi si esercita in incredibili esercizi di equilibrismo con una sfera di cristallo, mentre Lu si diverte a guardare i bimbi che scorrazzano: una bimba bionda timidissima non osa allontanarsi dalla carrozzina, mentre una bimba scura scorrazza per tutto il parco seguita dagli strilli della mamma che teme che affoghi nello stagno delle papere... Si e' fatto tardi e ci dirigiamo mesti verso il treno per l'aereoporto con negli occhi l'azzurro intenso del cielo e il verde scuro del parco urbano. Sembra proprio una citta' dove si vive bene!